LA FESTA ALLA SCUOLA GIAPPONESE DI MILANO

Il 29 novembre, con qualche giorno di anticipo rispetto alle date usuali, si è svolta alla Scuola Giapponese di via Arzaga 10 a Milano la festa annuale organizzata dall’Associazione Giapponese del Nord Italia. Come ogni anno dunque la scuola ha aperto i battenti non solo alle famiglie degli alunni ma anche a tutti i visitatori, giapponesi ed italiani, interessati a trascorrere una domenica di full-immersion nelle tradizioni del Paese del Sol Levante.
Al banchetto hanno pensato anche alcuni soci dell’Associazione Italiana Ristoratori Giapponesi, allestendo sia nella palestra che nel cortile della scuola dei punti di preparazione e di vendita di specialità giapponesi. Gli chef dei ristoranti Tomoyoshi Endo e Tomoyoshi Sacco hanno proposto degli spettacolari sushi mentre i ristoranti Poporoya, Shiro e Shokusjitei hanno grigliato in diretta gli yakitori e provveduto a scaldare la giornata con una meravigliosa zuppa oden.
Disponibili anche bibite, omochi ed altri dolcetti tipici, alcuni preparati in casa dalle abili mani di alcune signore volontarie. La pioggia ha complicato un po’ le cose alle postazioni all’aperto ma gli efficentissimi organizzatori hanno saputo risolvere al meglio la situazione, improvvisando addirittura un percorso coperto per riaparare le persone in attesa davanti alle griglie.

Vasto interesse hanno naturalmente suscitato i mercatini di oggetti domestici, prodotti tessili, cibi surgelati, accessori di abbigliamento e soprattutto di libri giapponesi, come pure delle iniziative dedicate esperessamente ai bambini, tipo il teatrino a illustrazioni o la pesca degli yoyo. La parte che ha molto coinvolto i visitatori occidentali è stata però quella dedicata alle antiche tradizioni del Giappone, in cui diverse associazioni culturali hanno mostrato usi e costumi particolari sia ai piccoli alunni che agli adulti digiuni di conoscenze in merito.
I visitatori hanno così potuto entrare in un laboratorio di yuzen (pittura su seta), in una scuola di shodo (calligrafia), in un tempio dell’origami (piegatura della carta), sul palco di un teatro No, ed hanno potuto assaporare l’insolita esperienza di indossare un kimono o di accomodarsi sopra un morbido tatami ed assistere al chanoyu (cerimonia del tè), gustando poi alla fine anche un sorso di schiumoso matcha (tè verde).
Dominava su tutto un’atomosfera di assoluta cortesia e condivisione: nella paziente attesa a fianco dei “vicini di coda” quando i perrcorsi si facevano un po’ congestionati, nella complicità delle espressioni di ammirazione davanti ad oggetti preziosi come le raffinate porcellane di Fukagawa Seiji od i rari tessuti dipinti a mano di Okinawa, nell’allegro canto che ha accomunato Giapponesi ed Italiani quando, al termine dell’esibizione del coro femminile giapponese, tutta la sala, come in un autentico karaoke, ha intonato all’unisono l’italianissima canzone “Che sarà”! Insomma: per una giornata Giappone ed Italia non sono mai stati più vicini…

Annalena De Bortoli