IL GIAPPONE, L’AUTUNNO, I SUOI COLORI

In Giappone, lo abbiamo già notato oramai più volte in questa sede, si vive un vero e proprio felice connubio con la natura. Il paese più tecnologicamente avanzato, la culla della perfezione robotica è ancora capace infatti, forse più di ogni altro posto su questo pianeta, di cogliere la piena essenza di ciò che lo circonda, dallo sbocciare o appassire di un fiore, all’arrossire o cadere di una foglia.
L’autunno archivia la stagione più calda ed umida dell’anno e, naturalmente, come ovunque sullo stesso emisfero, anche per il Giappone è quella più florida e bella: l’aria si addolcisce, la pioggia e i violenti tifoni estivi che hanno attraversato l’arcipelago scuotendolo da nord a sud pian piano si dissolvono. Tutto pare acquietarsi nell’attesa dell’inverno, che chiude il ciclo naturale delle stagioni.

L’autunno ha, però, per i Giapponesi, un valore molto particolare perché la bellezza del paesaggio è ancora una volta mozzafiato, come in primavera con i fiori di ciliegio. Tutto questo è racchiuso in un termine, koyo (紅葉): in lingua giapponese è sinonimo di autunno, ed indica le foglie di acero (altrimenti dette momiji). I momiji ,nel loro veloce passaggio dalla vita alla morte, in questa delicata fase si tingono di giallo oro e di rosso fuoco, accendendo così di mille bagliori il paesaggio che le circonda.
Il termine koyo vuole appunto indicare il lento mutare del colore delle foglie, e il fatto che momiji e koyo si scrivano addirittura con gli stessi caratteri sottolinea l’assurgere dell’acero ad immagine e simbolo autunnale del Sol Levante, come il fiore di ciliegio assurge ad immagine e simbolo primaverile del Paese.
La stagione del koyo non inizia nello stesso momento dappertutto: il rossore digrada lentamente da nord a sud, a mano a mano che le temperature iniziano la loro inesorabile discesa: si accende in Hokkaido, a nord, alla metà di settembre per spegnersi dopo circa 50 giorni nelle isole più meridionali dell’arcipelago.
Il rosso è naturalmente il colore predominante, ma in natura non ci sono soltanto gli aceri, anzi: è una moltitudine di altri alberi che nello stesso periodo mutano anch’essi, tingendosi di giallo o di marrone. Tutta questa profusione per la sensibilità giapponese è ugualmente ascritta allo stesso fenomeno del koyo, integrando e completando l’armonia dei colori.

E come per i ciliegi i Giapponesi amano celebrarne la fioritura con picnic magnifici ovunque essi sboccino, allo stesso modo essi non resistono in autunno a recarsi ovunque il rossore delle foglie abbia raggiunto il suo livello massimo di bagliore. Scatta così, in un intervallo che va dai 20 ai 25 giorni, la caccia ai momiji: in lungo e in largo si organizzano gite e camminate alla ricerca dei posti più belli dove ammirare il lento mutare delle foglie.
La tradizione è, come ovvio, antica, perché già nell’ VIII secolo, nel Man’yoshu (la celebre collezione di poesie antiche) si rappresentavano in versi scene di “caccia alle foglie rosse”, così come ve ne è traccia nel capolavoro dell’epoca Heian, il “Genji monogatari”; è di questo stesso periodo inoltre la trascrizione dei termini koyo e momiji con gli stessi caratteri.

Le foglie d’acero entrano simbolicamente anche nella cultura gastronomica tradizionale e in quella, altrettanto tradizionale, della stampa dei kimono: i tessuti utilizzati infatti per il confezionamento di preziosi abiti autunnali spesso raffigurano le splendide foglie d’acero, quelle stesse foglie che si utilizzano anche in cucina come ingrediente stagionale del tempura, chiamato “momiji tempura”, espressione culinaria rara a vedersi ma appropriatamente celebrativa della stagione che muore.

Loredana Marmorale

Fotografie: japfun.wordpress.comjreast.co.jpjapan-guide.comhanadventure.blogspot.com