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カテゴリー: Cucina giapponese

CORSO DI SUSHI 5: CONDIRE ED ACCOMPAGNARE IL SUSHI

Quando si ordina un piatto di sushi al ristorante ci si vede portare, solitamente, anche una ciotolina di salsa di soia, il gari, fettine di zenzero sott’aceto e una pallina di wasabi, una pasta di rafano verde giapponese particolarmente piccante. Ognuno di questi ingredienti ha una sua specifica funzione nell’accompagnare ed aromatizzare il sushi, anche se ogni bocconcino, espressione di un diverso abbinamento tra riso e pesce, ha in realtà differenti livelli di completamento.Alcuni tipi di sushi, ad esempio, non hanno bisogno di essere insaporiti con la salsa di soia, come quelli che prevedono ingredienti già cucinati tipo il gronco (unagi), alcune conchiglie o le seppie cotte. Anche i dadini

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CORSO DI SUSHI – LEZIONE 4: LA STAGIONALITÀ DEL PESCE

Nel passato sulle nostre tavole c’era a disposizione praticamente solo ciò che la natura produceva in quel periodo e ciò che l’uomo si era ingegnato per conservare da una stagione all’altra. Con l’avvento di serre, frigoriferi, congelatori e trasporti veloci il rapporto del cibo con la stagionalità della prodzione si è andata perdendo, uniformando insieme alla disponibilità anche i sapori degli alimenti. Fortunatamente per quanto riguarda frutta e verdura sta tornando l’attenzione verso un consumo corretto e consapevole, ma in Italia manca ancora la coscienza della stagionalità di altri importantissimi alimenti, uno per tutti il pesce. Nella cucina giapponese, invece, non è affatto così…In Giappone la stagionalità dei prodotti ittici

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CORSO DI SUSHI, LEZIONE 3: IL SUSHI A TAVOLA

Le regole di comportamento a tavola in Giappone differiscono leggermente da quelle occidentali: alcune abitudini normali per i Giapponesi per noi appaiono strane, ad esempio sorbire rumorosamente una zuppa o pescare con le bacchette gli spaghetti dal brodo, e viceversa alcuni gesti che noi possiamo compiere sopra pensiero risultano scortesie agli occhi nipponici, come indicare qualcuno con le bacchette o lasciarle infilzate nel cibo dentro una ciotola.Ogni cultura ha il suo specifico galateo, inteso come una serie di norme di buona educazione che regolano il comportamento sociale a tavola e simboleggiano il rispetto del rapporto del commensale con il cibo. Dopo aver visto come nasce il sushi e quanto impegno

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CORSO DI SUSHI…2 – L’ITAMAE: UN ARTIGIANO CON L’ARTE NELLE MANI

Dopo aver visto nell’articolo precedente come è nato il sushi in Giappone, vediamo ora cosa significa saperlo preparare. Mentre una persona che cucina per professione viene solitamente definito un cuoco od uno chef, nel mondo del sushi l’artefice di quel meraviglioso cibo è chiamato itamae, ovvero “artigiano del sushi”.Gli itamae devono completare un preciso corso di studi per specializzarsi in tecniche culinarie molto specifiche e ci vogliono parecchi anni perché tali tecniche siamo padroneggiate con estrema competenza. Queste tecniche hanno però tutte una caratteristica comune: formare una pallina con pesce e riso condito, pressarli in uno stampo di legno o avvolgerli con una stuoietta di bambù, infatti, sono tutti gesti

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CORSO DI SUSHI… galateo

Ciascuno di noi se lo chiede quando si trova davanti un bel piatto di sushi e non sempre sappiamo darci una risposta: ma come si dovrebbe mangiare il sushi? Per i Giapponesi si tratta di gesti naturali, basati sulle regole di base del galateo a tavola nipponico a cui vengono educati fin dall’infanzia. Per gli Occidentali invece il rapporto con il cibo giapponese, soprattutto con il sushi, risulta irto di dubbi e difficoltà. E ci si fa assalire dai dubbi più disparati: come si usano le bacchette? Quali salse vanno abbinate a cosa? Le decorazioni si mangiano? C’è una sequenza nell’assaggiare i vari bocconcini di sushi tanto piacevolmente disposti nei

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IL SHOCHU, BEVANDA CHIC CHE FA FURORE

Che ne direste se vi invitassimo in una shochulounge o in un shochubar?Forse in Italia non tutti sanno che accanto ai sakebar sono sempre più diffusi e stanno spopolando non solo in Giappone, ma anche in molte città degli Stati Uniti ed a Londra, i locali dove si degusta il shochu, la bevanda alcolica appartenente alla tradizione, che ha ormai superato in termini di consumo e gradimento il sake, da sempre considerato il signore degli alcolici.Il fenomeno è davvero interessante, visto che fino ad una ventina di anni fa il shochu rappresentava il “cicchetto” degli anziani o dei lavoratori facenti parte delle sfere meno agiate.Lo scenario è negli ultimi anni

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SAKE’ OTOSO’

OTOSO (Sake per cerimonia augurale) La mattina del 1 gennaio, giorno di Capodanno, la famiglia tipica giapponese si alza, si inginocchia e prega dinanzi all’altarino shintoista o buddista di casa; quindi si siede a tavola e comincia a sorseggiare una tazza di otoso sake.Come vuole la tradizione, l’ otoso sake viene bevuto per scacciare via ogni negatività dalla propria casa e per assicurare lunga vita a tutti i presenti. Infatti la parola stessa viene scritta utilizzando i caratteri 屠蘇 che significano rispettivamente “sconfiggere” e “spiriti maligni”.Il detto in uso dice “se una persona ne beve, nessun membro della sua famiglia si ammalerà, se tutta la famiglia ne beve, nessuno nel

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SAKE: IL GUSTO DELLA STORIA GIAPPONESE

Il sake nasce dalla lavorazione del riso grazie a un sofisticato processo produttivo di origini antichissime e unico nel suo genere, che dà luogo a una straordinaria e inconfondibile complessità di profumi e aromi.E’ la bevanda fermentata che contiene la maggiore quantità di alcool al mondo ma è anche la più ricca di vari fattori nutritivi fra cui zuccheri, amminoacidi, acidi organici, vitamine.Un vero tesoro nazionale. Ricchezza.. Il sake è per i Giapponesi come il vino per gli Italiani. Esso accompagna la loro vita nei momenti più importanti, tutte le cerimonie religiose e gli eventi civili vengono suggellati bevendo un bicchiere di sake: il raggiungimento della maggiore età, il matrimonio

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BERE IL SAKE

Bere il sake è un’esperienza che va fatta almeno una volta…ma può essere vissuta molteplici volte scoprendo profumi e sapori sempre diversi!Esistono infatti vari tipi di sake, mutevoli al palato, che danno il loro meglio a temperature differenti e con abbinamenti di cibi i più particolari. I tre livelli di temperatura per il sake caldo sono 35°C, 45°C e 55°C anche se il più diffuso è l’“hitohada” (livello pari alla temperatura corporea). Il modo migliore per scaldare il sake è di porlo nel Tokkuri (tradizionale contenitore in ceramica) e immergere questo nell’acqua che si andrà a scaldare: successivamente si verserà nelle coppette denominate “sakazuki” o “choko”. Questa cultura della ritualità

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