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FINGER'S

Cucina giapponese creativa capace di fondere gusto e leggerezza in armonico equilibrio grazie all’accostamento con ingredienti carioca e mediterranei.

Chef:

Roberto Okabe

FINGER’S

Nato nel 2004 con l’apertura del primo ristorante in via San Girolamo Emiliani a Milano, oggi Finger’s è un brand riconosciuto e celebrato a livello internazionale. La cucina di Roberto Okabe, lo chef nippo-brasiliano a cui si deve lo stile unico e inimitabile di Finger’s, può infatti oggi essere apprezzata anche al Finger’s Garden (sempre a Milano), immerso in un giardino zen di 1.400 mq, al Finger’s Porto Cervo (nel cuore della Costa Smeralda), al Finger’s Megève (sulle piste da sci della rinomata località francese) e presto anche a Roma.

Da non perdere:

Sashimi speciale
Millefoglie di tonno e Taiyo e Luna
Crema di patate al tartufo nero con tempurina di verdure

Finger’s

Via San Gerolamo Emiliani, 2
20135 Milano
Tel. 02 5412 2675
Chiuso il lunedì
Martedì – Domenica: 20.00 – 00.00
[email protected]

Finger’s Garden

Via Giovanni Keplero, 2
20124 Milano
Tel. 02 606 544
Chiuso la domenica
Lunedì – Sabato: 20.00 – 00.00
[email protected]

Finger’s Porto Cervo

Via del Porto Vecchio, 1
07021 Porto Cervo (OT)
Tel. 0789 908 050
Aperto da giugno a settembre
Chiuso la domenica
Lunedì – Sabato: 20.00 – 00.00
[email protected]

Finger’s Megève

4775 Route du Jaillet
74120 Megève
Tel. +33 04 5021 1134
Aperto dal 17 dicembre al 30 marzo
Chiuso il lunedì
Martedì – Domenica: 12.00 – 15.00; 20.00 – 00.00
[email protected]

Sito web: https://www.fingersrestaurants.com/ 


RISTORANTE FINGER’S: LE ARMONIE GIAPPONESI DI FINGER’S

Il nome recita: “Fingers, cucina giapponese creativa” e nel momento in cui si entra nel locale l’impatto con l’imponente banco sushi e con la zona tatami più defilata ci parlano in effetti di Giappone… ma per cogliere l’anima profondamente, sottilmente nipponica di questo locale bisogna proprio chiudere gli occhi e partire dai sapori.
Tra le pagine del menù compaiono anche preparazioni giapponesi abbastanza tradizionali, ma la sfida è trovarsi a confronto con una delle creazioni dello chef, ad esempio con il cevice, tipico piatto sudamericano di pesce marinato con agrumi, che qui viene servito in tartare mista con pure un tocco di italianissimo pesto.
E dunque uno si aspetta la prevalenza del lime e del basilico e pensa: “Ma qui il Giappone dov’è?!” Non c’è che da portarne alla bocca un assaggio ed eccola lì l’armonia delicatissima, il sapore perfetto del pesce di cui pesto e lime sono semplici decorazioni gustative, che non lo alterano ma al contrario ne esaltano la pulizia e la nettezza. Aromi “stranieri” tengono compagnia alla tartare in modo defilato, in un equilibrio indiretto e raffinatissimo che solo una mano profondamente giapponese sa ricreare con questa apparente naturalezza. E Roberto Okabe giapponese lo è sul serio.

Di origine nippo-brasiliana, dopo alcuni anni trascorsi in Giappone per raffinare la propria tecnica nel 1997 viene in Italia e lavora qui a lungo come chef di sushi. Nel 2004 nasce il sodalizio con un investitore che crede fortemente nel suo talento, il calciatore Clarence Seedorf; insieme fondano una società e danno vita al Finger’s.
Arredo metropolitano-intimista, privee con accoglienti divani in piuma, luci soffuse ed atmosfera elegantemente trendy “reggono il gioco” ed attirano la clientela più modaiola, ma il vero successo del locale sta nella sapiente leggerezza di una cucina che espime una profonda conoscenza delle anime di Paesi differenti e le miscela con sorprendente creatività. Il taglio originale e la costante qualità delle proposte gastronomiche sanno affascinare chi è alla ricerca di una cucina giapponese contemporanea, rigorosissima in tecniche e selezione delle materie prime, originale e cosmopolita nelle proposte.
Ecco che nell’ebifry cattastyle la tenpura di gamberi si veste di croccante pasta kataifi e si accompagna ad una salsa di miele e vino bianco o, ironizzando su un trend attuale, nell’ikasumi risotto un risotto al nero di seppia con rombo stufato sostituisce alla nota dolce-aspra dell’onnipresente riduzione di aceto balsamico quella della prugna giapponese umeboshi.

E per continuare il gioco fusion il giò toro è un nigiri sushi di tonno e foie gras in cui la scioglievolezza dei due ingredienti viene messa a confronto con croccanti grani di sale inglese Maldon mentre il thai lamen è una zuppa di verdura e ramen noodle giapponesi con fumetto di pesce russo e cocco alla moda tailandese.
La clientela è spesso accolta dalla gioviale cortesia di Roberto Okabe, che insieme alla moglie vigila sull’efficienza di uno staff di sala e di cucina cosmopolita e ben istruito. Nonostante la multietnicità dell’insieme l’anima nipponica del locale resta comunque evidente anche nei dettagli più minuti, per chi la sa riconoscere: si servono porzioni piccole e numerose come su una classica tavola giapponese, la composizione e la presentazione dei piatti sono curatissime, una carta elegantemente ripiegata fodera il vassoietto dei bocconi fritti, comode e pigre sedute al banco sushi al posto dei soliti sgabelli rendono ancora più piacevole l’esperienza di relazione diretta con lo chef di sushi, che, come nelle sushi-ya più tradizionali, poggia le sue creazioni pezzo per pezzo davanti all’ospite sul piano di legno sopra una fresca foglia di bambù.

Tocchi più occidentali sono i grissini fatti in casa, la carta dei vini tra cui spicca lo champagne Krug a cui è dedicato il privee, o la proposta dei dessert, ogni giorno diversa e presentata “dal vivo” sopra ad un vassoio per rendere la scelta più coinvolgente rispetto ad un menù scritto.
Acclamato come uno dei dieci migliori giap-trend-chic al mondo dalla rivista GQ e conosciuto oramai a livello internazionale, il ristorante Finger’s è stato accolto nel 2010 all’interno dell’Assciazione Italiana Ristoratori Giapponesi con grande piacere perchè, nonostante proponga nella sua carta pochi piatti della tradizione giapponese classica, riesce perfettamente ad incarnarne lo spirito.
Gioca sulla novità e sulle commistioni di uno stile nettamente contemporaneo ma rispetta al contempo con grande consapevolezza i cardini della tradizione nipponica, quei valori essenziali ad ogni ristorante che voglia definirsi giapponese: freschezza ed origine certa degli ingredienti, conoscenza delle tecniche classiche di lavorazione e cottura degli alimenti, cura dell’armonia nei dettagli di ogni piatto e nella sua presentazione, coerenza e rispetto nell’utilizzo di ogni singolo prodotto tipicamente giapponese.

(testo di Annalena De Bortoli)